L'impermeabilizzazione orizzontale di terrazzi e balconi

Stanchi di vedere il vostro balcone cadere a pezzi?

La problematica dell’impermeabilizzazione delle parti piane è sempre più frequente nelle nuove costruzioni, poiché la troppa superficialità durante la realizzazione e gli ormai obsoleti sistemi adottati per rendere impermeabili le stesse, hanno reso il fenomeno del deterioramento dei frontalini o della parte inferiore dei balconi sempre più attuale.

Adesso è possibile risolvere con soluzioni definitive sia le problematiche indotte dall’acqua nelle strutture edili sopra e sotto quota, sia le difficoltà di conservazione delle strutture murarie moderne e storiche, nel contesto degli ambienti attuali.

Il sistema di impermeabilizzazione con Schlüter-DITRA

Schlü-DITRA è una guaina impermeabile in polietilene in grado di compensare elevate tensioni di vapore. Posando a regola d’arte le fascette nei punti di giunzione e in corrispondenza delle pareti, con Schlüter-DITRA è possibile ottenere una perfetta impermeabilizzazione in base alle prescrizioni della ZDB (l’associazione tedesca dei costruttori edili). Schlüter-DITRA protegge quindi il sottofondo dai danni causati dalla penetrazione di acqua ed eventuali sostanze aggressive e nocive. 

Separazione

Schlüter-DITRA separa la pavimentazione dal sottofondo neutralizzando la trasmissione delle tensioni sottostanti, che non si trasmettono quindi alla pavimentazione. Schlüter-DITRA funziona inoltre da ponte sulle crepe, evitando così che queste possano raggiungere lo strato superficiale. 

Sfogo vapore

I canali intercomunicanti presenti sul retro di Schlüter-DITRA consentono l’evaporazione dell’umidità presente nel sottofondo e compensano la tensione di vapore.

Distribuzione del carico

Grazie alle cavità quadrate riempite di colla, Schlüter-DITRA trasferisce direttamente al sottofondo i carichi presenti sul pavimento; è per questo che i pavimenti posati su Schlüter-DITRA sono così resistenti. In presenza di carichi mobili elevati (ad esempio negli ambienti industriali) le piastrelle devono tuttavia avere uno spessore ed una resistenza idonea, così come indicato dalle prescrizioni della ZDB vigenti in Germania nei riguardi della posa di “Pavimenti in ceramica ad elevata resistenza meccanica”. Nelle zone soggette a carichi elevati la colla deve riempire totalmente le cavità tra guaina e piastrella. Occorre infatti tenere presente che la superficie di contatto tra Schlüter-DITRA ed il supporto è pari a circa il 50% dell’intera superficie, il che può causare una diminuzione della resistenza alla compressione della piastrella nel caso di elevati carichi. E’ opportuno proteggere la pavimentazione da urti con oggetti duri. Il formato delle piastrelle non deve essere inferiore ad almeno 5×5 cm. 

Resistenza allo strappo

Grazie alla presa tra tessuto sottostante e sottofondo tramite adesivo e all’ancoraggio meccanico dello stesso nelle cavità quadrate, Schlüter-DITRA garantisce una buona resistenza allo strappo tra il pavimento ed il sottofondo (valori sperimentali di laboratorio ca. = 0,2 N/mm2). Schlüter-DITRA può quindi essere utilizzato sia per pareti che per pavimenti. Nel caso delle pareti, se necessario, possono essere usati anche tasselli di ancoraggio supplementari. 

Gli scoli dell’acqua e le pendenze

Il problema degli scoli d’acqua e delle pendenze dei balconi/terrazze è risolto con pezzi speciali, Schlüter-KERDI-DRAIN: un sistema costituito da uno scarico, un bocchettone ed un tassello, che consentono un raccordo perfetto ad un’impermeabilizzazione. L”utilizzo di impermeabilizzazioni al di sotto dei rivestimenti è una pratica sempre più diffusa ed in Germania è imposta dalle certificazioni della ZDB (l”associazione tedesca dei costruttori edili).

L'umidità di risalita e la barriera chimica

L’umidità di risalita

L’umidità di risalita si manifesta nella parte bassa delle murature. Se non sono stati approntati adeguati lavori di “protezione e di sbarramento” delle murature, la base fondale della struttura richiama acqua per capillarità lungo i micropori del materiale, causando il distacco degli intonaci e delle coltri di tinteggio, lo sfarinamento delle parti superficiali dei materiali lapidei e dei laterizi, la formazione di croste e da efflorescenze saline idrosolubili sulle pareti interne ed esterne, la formazione di alghe e muffe. 

I maggiori danni sono così elencati: 

  • Danni statici: il paramento murario col tempo tende a staccarsi indebolendo la struttura. 
  • Danni economici: le murature umide danneggiano il materiale edile, e a maggiori danni corrispondono maggiori spese di riparazione. Un’abitazione umida perde sino al 20% del valore di acquisto, necessita di maggiori spese di riscaldamento (le mura umide possono perdere fino all’80% della loro capacità di isolamento) e di deumidificazione.
  • Danni alla salute: il rischio per la salute della propria famiglia è altissimo a causa di spore dannose, di un clima abitativo non confortevole con pareti fredde, delle condizioni favorevoli alla nascita e proliferazione di pasassiti ed agenti altamente patogeni. Inoltre lo spazio abitativo non pienamente sfruttabile e l’odore di muffa incidono negativamente sul benessere e sulla qualità della vita di persone ed animali.

La soluzione: la Barriera chimica

La barriera chimica consiste nell’interruzione del flusso migratorio dell’acqua nella muratura, attraverso l’impregnazione di uno strato della muratura con prodotti in grado di inibire la risalita capillare dell’umidità.

Si pratica una serie di fori circolari di piccolo diametro (10mm), entro cui viene iniettata la miscela idrofuga, ed eseguiti ad una distanza di circa 10-15cm tra di loro e per una profondità variabile con lo spessore della muratura. Si interviene solitamente dal lato esterno della costruzione a circa 15cm dalla pavimentazione. Il principio fisico sul quale si basa l’efficacia della barriera chimica è quello dovuto ad un cambiamento di menisco dell’acqua contenuta nelle microporosità dei mattoni e della malta dove non viene più indotta una risalita dell’acqua stessa ma invece il suo abbassamento.

Tale modifica del menisco è a sua volta dovuta all’effetto delle resine silossaniche veicolate all’interno e che, ad impregnazione avvenuta, vanno a rivestire tutte le cavità del materiale ricevente. Queste resine silossaniche all’acqua, vengono trasferite all’interno delle murature a pressione, ovvero dietro pompaggio automatico fino a completo assorbimento da parte del muro.

Realizzazione della barriera chimica

La realizzazione di una barriera chimica prevede la creazione di fori ciechi (prefori) di diametri 14-16mm utilizzando un trapano elettro-pneumatico a roto-percussione. Si procede all’iniezione, effettuata mediante attrezzatura composta da un gruppo di pompaggio, munito di manometri per mantenere costante la pressione che varia da 0,5 a 0,8 atmosfere, secondo la porosità della muratura e da altri parametri, dopodiché si passa all’impiego di formulati atossici ed ecologici (resine silossaniche) soluzione acquosa. 

Le operazioni di preparazione del paramento e dei fori, assieme alle modalità di iniezione, andranno pianificate in modo accurato e solo dopo aver effettuato una ispezione preliminare sulla situazione globale e caso a sé, poiché troppi parametri influenzano il tipo di approccio tecnologico. 

Le resine, impiegate per impedire la risalita capillare di acqua, sono atossiche e totalmente sicure sia per gli operatori che per gli abitanti dell’edificio. Le sostanze utilizzate sono derivati organici del silicio, come i silani ed i silossani. I due formulati che Dar.De.Ca. privilegia nei lavori di deumidificazione, consistono in un concentrato silicizzante liquido che agisce in profondità, in base acquosa ed iniettato con pompa a bassa pressione; l’altro prodotto è una crema speciale a base di silano/silossano in forma emulsione che agisce più lentamente e dalla superficie, iniettato con pompa a mano. 

A completamento della realizzazione della barriere chimica effettuata, necessitano almeno quattro fasi di finitura, eseguite necessariamente in quest’ordine: 

  • chiusura dei fori utilizzati per l’iniezione del formulato;
  • scrostatura degli intonaci fatiscenti;
  • pulitura e desalinizzazione dei parametri murari;
  • ripristino degli intonaci e delle tinteggiature.

L’azione idrorepellente dei composti chimici della barriera, inizia già dopo poche ora, ma in alcuni casi richiede più tempo, dovuto al compimento di tutte le reazioni chimiche indispensabili per la completa reticolazione del formulato. Dopo questo tempo, si possono chiudere i fori di iniezione con una malta o resina antiritiro (ossia a basso modulo elastico), compatibile con il tipo di muratura e con il formulato impiegato. 

La deumidificazione completa della struttura, al di sopra della barriera chimica, avviene in tempi molto lunghi: come ordine di grandezza possiamo considerare e stimare un centimetro di spessore al mese. Anche con una buona ventilazione, un’insolazione quasi continuo e su spessori non elevati, il tempo necessario a smaltire l’umidità residua può risultare di diversi mesi, e durante questo periodo è auspicabile (per una buona riuscita dell’intervento) che sui paramenti murari compaiono efflorescenze saline (dette di “spurgo”).

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